Recensione del libro “La biblioteca di Parigi”

By Luca Aguiari, ex studente e caporedattore del Puntaspilli

Recensione del libro “La biblioteca di Parigi” di Janet Skeslien Charles

 

Siamo a Parigi, febbraio 1939. Odile, una ragazza giovanissima appena laureata, si prepara per andare ad un colloquio, forse il colloquio più importante della sua vita, quello che le aprirà le porte per un nuovo futuro. Un futuro che per certi aspetti rappresenta il suo desiderio, quello di diventare una bibliotecaria, ma per altri che si ritroverà a dover proteggere le persone che ama e i libri, proteggerli come una chioccia con i pulcini, perché i libri sono strumento di cultura e allora, quando andavano contro gli ideali fascisti, dovevano essere censurati. 

Esce di casa e percorre le strade di Parigi, giunge sino all’American Library, un posto che lei definisce: “magico”. Un posto dove le emozioni, i pensieri prendono forma e possiamo toccarli con mano, leggerli, tramandarli…

Odile partecipa al colloquio e viene assunta. Inizia la sua carriera da bibliotecaria, si occupa di sistemare gli scaffali, catalogare i libri, addirittura restaurare quelli più fragili. Alla libreria incontra tantissime persone, di nazionalità, lingue e religioni diverse. Sa dare consigli e mette tutta la passione e l’amore che ha nel suo lavoro. 

Purtroppo, come ben sappiamo, poco dopo quel freddo febbraio, diventano sempre più tangibili le limitazioni per alcune di quelle persone che lei incontrava tutti i giorni al banco e che coccolava o aiutava nella scelta del libro perfetto. 

Limitazioni perché colpevoli di essere ebrei, limitazioni per quelle persone straniere e quindi considerate “nemiche”. Limitazioni che costringevano milioni di persone a cambiare radicalmente la vita. Non potevano più accedere ai negozi, non potevano più andare a scuola, vivere la vita di sempre e, come possiamo immaginare, non potevano più accedere all’American Library. 

Odile ben presto si ritrova a frequentare una Parigi che lei definisce sconosciuta, non più la sua Parigi, quella piena di luci, colori, sapori, non più quella che sfoggia gli abiti nelle vetrine, non più quella che ti coccola quando affianchi la Senna durante una passeggiata. Parigi era cambiata, il mondo era cambiato! I nazisti avevano preso il sopravvento e gli ideali di Hitler si erano concretizzati condannando milioni di persone alla morte perché colpevoli di essere sé stessi. 

Odile, senza paura, inizia a fare da “postina” portando illegalmente i libri alle persone che erano costrette a nascondersi, che non potevano più circolare. Riempie la sua borsa con le richieste e percorre le strade della città raggiungendo le abitazioni. Consegna i romanzi, alcuni classici e addirittura in più occasioni viene fermata e perquisita. Fortunatamente il suo sangue freddo la portano a non essere mai scoperta e arrestata. 

Durante quegli anni il terrore e la furia nazista avevano preso il sopravvento, alcune famiglie nascondevano gli ebrei per tentare di sottrarli alla morte. 

Per quanto riguarda la situazione di Odile, si è ritrovata, in più occasioni, ad avere a che fare con la Gestapo che perquisiva le librerie, censurava i testi e limitava la diffusione della cultura. Non ci si poteva esprimere, non ci si poteva permettere di dire la propria idea, si poteva solo condividere il pensiero dei nazisti.

Noi oggi siamo fortunati perché abbiamo la possibilità di esprimere le nostre idee, il nostro pensiero, sempre che non sia lesivo o offensivo. Siamo liberi e non dobbiamo nasconderci dal nemico o preoccuparci di quello che siamo. 

La Memoria di quegli orrori non va dimenticata. Bisogna apprendere l’insegnamento della Storia e apprezzare quello che, per noi oggi, sembra scontato ma che in passato non lo era! 

Luca Aguiari

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