Ilaria Ceradini, 1B eno

Purtroppo ancora oggi ci ritroviamo a parlare di guerra e la mia mente ricorre subito a qualcosa di orribile.
Mi chiedo perchè, la storia non ci ha insegnato nulla? Con la parola guerra la prima cosa a cui penso sono i racconti di mia nonna Giuseppina, classe 1939, che ha vissuto la guerra in prima persona.
Era piccola ma ricorda tutto benissimo, la guerra lascia un segno indelebile.
Mi ha raccontato che lei, sua mamma e i suoi fratelli scappavano dai bombardamenti e si rifugiavano in bunker ricavati sotto terra in seguito al suono della sirena che avvisava i civili di mettersi al sicuro. Il rifugio non era vicino alla loro abitazione quindi dovevano correre velocemente per trovare riparo ritrovandosi con il fiatone, il cuore che batteva veloce e la grande paura nonostante sua mamma cercasse di distrarli dall’orrore della guerra.
Mia nonna racconta che il rifugio era sempre molto affollato. C’era chi cantava, chi pregava e chi piangeva.
A loro non è mai mancato nulla nonostante la disperazione totale di una mamma con tre figli e un marito fatto prigioniero in Africa con l’angoscia che forse non l’avrebbe mai più rivisto. Fortunatamente un giorno tornò.
Durante la notte si vedevano delle luci, simili a fuochi d’artificio, ma altro non erano che operazioni militari per illuminare il cielo e successivamente poter bombardare.
Tra i vari racconti di guerra di mia nonna, quello che mi ha lasciato senza parole e senza respiro, è stata la descrizione dello scoppio di una mina: lei, sua mamma, i suoi due fratelli e una cugina stavano camminando lungo un sentiero alberato per andare da un contadino a comprare il latte. Ad un certo punto qualcuno ha gridato loro di fermarsi perchè erano finiti all’interno di un campo minato. Era un soldato canadese.
Mia nonna e sua mamma ebbero la peggio: la nonna ancora oggi nelle sue gambe porta i segni della guerra e sua mamma visse il resto dell’esistenza con un arto artificiale.
Le guerre scoppiano sempre per colpa degli uomini i quali non riescono a trovare delle soluzioni con la diplomazia.
Come diceva Gino Strada, medico chirurgo e fondatore di EMERGENCY: “se l’uomo non butterà fuori dalla storia la guerra, sarà la guerra che butterà fuori l’uomo dalla storia”.