By Fabio Luciani, 3A ite

Il caso Djokovic
Avrete letto sui giornali o visto di sfuggita mentre “scrollavate” Instagram: da un pò di giorni si parla del tennista serbo Novak Djokovic. Djokovic a rischio espulsione, Djokovic in quarantena, Djokovic senza visto. Si tratta dell’ennesimo caso mediatico inerente la questione Covid che ci ha fatto discutere, indignare e interrogare.
Ma cosa è successo esattamente?
La vicenda è iniziata a metà dicembre quando il tennista ha assistito ad una partita di basket a Belgrado dove è stato fotografato mentre abbracciava diversi giocatori di entrambe le squadre.
Il giorno seguente alcuni di questi giocatori sono risultati positivi al test Covid e anche lo stesso Novak. A quel punto, però, invece di mettersi in quarantena, il tennista cosa ha fatto? Prima ha partecipato ad un evento a Belgrado scattando foto senza mascherine e sostenendo di non sapere di essere positivo, poi ha rilasciato un’intervista e un servizio fotografico al quotidiano francese L’Equipe. «Non volevo deludere il giornalista», ha detto come giustificazione, «ripensandoci, è stato un errore di giudizio».
Insomma, che Djokovic avesse idee piuttosto discutibili sulla pandemia e che non fosse nemmeno vaccinato già lo si sapeva o per lo meno lo si sospettava. La conferma, però, è arrivata ai primi di gennaio quando ha annunciato sui social che avrebbe partecipato agli Australian Open grazie a un’esenzione medica dal vaccino. Per entrare nello Stato di Victoria in Australia, dove si trova Melbourne, è obbligatorio essere vaccinati. La notizia ha scatenato numerose polemiche su eventuali favoritismi, dato che Djokovic è al primo posto nel ranking mondiale maschile e ha vinto nove volte gli Australian Open. Il primo ministro australiano ha quindi dichiarato che il tennista avrebbe dovuto presentare prove accettabili del fatto che non potesse vaccinarsi per motivi medici.
Quando Djokovic è atterrato a Melbourne è stato fermato in aeroporto per accertamenti e trasferito in un albergo in attesa di un’udienza.
Da quel momento si è scatenato un subbuglio: la Serbia si è indignata e i fan del tennista hanno definito la situazione come un capro espiatorio dato che altri sportivi erano stati ammessi con un’esenzione dal vaccino.
Durante il processo gli avvocati hanno spiegato che l’esenzione di Djokovic era dovuta alla sua positività al Covid risultata nel mese di dicembre e il tribunale ha dato loro ragione, confermando la validità del visto.
Quando la questione sembrava conclusa, il Ministro dell’Immigrazione australiano ha invece annunciato la cancellazione del visto al tennista. Viste le sue posizioni e il suo comportamento dopo aver contratto la malattia, gli è stato negato l’accesso «per motivi di salute e ordine, sulla base dell’interesse pubblico».
Djokovic è stato riportato nell’albergo destinato agli immigrati irregolari e successivamente si è svolta un’altra udienza in cui il tennista ha perso il ricorso: secondo il Ministro dell’Immigrazione, la permanenza di Djokovic in Australia avrebbe rischiato di galvanizzare il movimento no-vax e causare disordini.
Il tennista non ha potuto partecipare al torneo e non potrà entrare in territorio australiano per i prossimi 3 anni: il caso è stato chiuso e archiviato.